VIAGGIO ALLA FIERA DELL’ORSO
Anche quest’anno, ad Aosta, l’arte dell’intaglio e della scultura del legno, tipica della produzione alpina legata alla cultura contadina, ha mantenuto intatto il suo spirito di mostra-mercato dell’artigianato locale nella manifestazione millenaria della Fiera dell’Orso.
Dedicata al Santo protettore, in ricordo della carità che questi distribuiva - sotto forma di zoccoli e attrezzi agricoli - ai contadini più poveri, la Mostra rappresenta il rito di inizio anno e il termine della stagione fredda.
Un nutrito gruppo valtellinese di esperti intagliatori del legno ha percorso le strade lungo le quali si svolgeva la Fiera, apprezzando le opere dell’arte del legno (di pino cembro, noce, ciliegio, betulla, castagno e acero), le “coppe dell’amicizia” per la mescita del caffè valdostano o del vin brulè, le famose “grolle” calici mutuati dall’antico Graal, e gli zoccoli in legno detti “zabots”.
Tra musica, folklore e degustazioni gastronomiche la visita alla manifestazione è durata tre giorni, dal 29 al 31 gennaio scorso, ed è stata sapientemente organizzata da Wanda e Antonio Del Felice con il patrocinio della Biblioteca di Chiuro .
Oltre alla scelta del sito, ha suscitato grande interesse nei partecipanti la visita ai monumenti della storia plurimillenaria della Valle d’Aosta. L’andar per castelli ha costituito un’esperienza unica nel viaggio tematico: le testimonianze romane di Point-Saint-Martin, il romantico borgo di Fenis, l’elegante maniero di Issogne, e le fortificazioni ottocentesche delle rupe di Bard con il Museo delle Alpi sono stati simpaticamente presentati da una guida esperta, sempre presente nei tre giorni di visita.
L’incontro del primo giorno ha, poi, richiamato l’attenzione dei nostri intagliatori spinti dalla ricerca delle testimonianze di produzione artistica legata al culto e alla religiosità valdostana. Soprattutto ammirati i cori intagliati, gli altari, i crocifissi trionfali, le statue lignee, le sculture di simboli e oggetti liturgici che arricchiscono la Cattedrale, ricostruita sulle rovine dell’antico edificio paleocristiano, e adornano la Collegiata dei Santi Pietro e Orso.